Intervista con Attilio Girardi
Nella sua intervista Attilio Girardi descrive la sua vita mentre cresceva e frequentava la scuola a Vancouver, fino a quando fu mandato in Italia nel 1956 per imparare l’italiano. Attilio ci racconta la storia della vita giovanile del padre: Bruno era nato in Canada, ma visse in Italia dal 1922-1935 assieme al fratello (anche lui di nome Attilio). Lì, Bruno studiò per diventare comandante in un collegio navale a Venezia. Nel 1935, seguendo i consigli del padre e visto che l’inizio della guerra sembrava imminente, Bruno ed Attilio, ritornarono in Canada per evitare di trovarsi in Italia come Italiani nati in Canada. Al suo ritorno a Vancouver, Bruno fondò un’impresa giornalistica nella città, L’Eco. Attilio narra che il padre fu arrestato a casa e poi portato in tribunale a Petawawa. In seguito fu trasferito a Kananaskis dove rimase internato per 18 mesi. Al rilascio gli impostarono di presentarsi ogni mesi alla RCMP (la Regia polizia a cavallo canadese). Anche Attilio, il fratello di Bruno, fu internato e trascorse il tempo in una cabina con altri 10 internati di origine tedesca. Attilio ci spiega che il padre non trovò difficile il periodo di internamento, ma era più preoccupato dell’effetto della sua assenza sulla famiglia a casa. Attilio ci dice che il padre non fu internato per il lavoro al giornale, ma perché un delatore disse che era un simpatizzante dei tedeschi. Dice che se avesse l’opportunità di discutere dell’internamento del padre con il Governo canadese, chiederebbe come era possibile che persone nate in Canada venissero dichiarate enemy aliens.