Intervista con Alessandro Biffi
Severo Biffi, il padre di Alessandro Biffi, naque a Monza, Italia ed immigrò a Montreal nel 1912. Quando iniziò la Prima Guerra Mondiale, il padre si arruolò nell'esercito canadese. Poi nel 1915, dopo aver saputo che l'Italia era entrata a far parte degli Alleati, chiese il trasferimento all'esercito italiano, dove prestò servizio di nuovo per le Forze Alleate. Nonostante la dedizione per la nuova patria, fu arrestato al posto di lavoro durante una pausa pranzo nel giugno 1940 e fu internato quale enemy alien a Petawawa per due anni durante la Seconda Guerra Mondiale. Al momento dell'arresto, Alberto Severo Biffi era un importatore di successo di articoli italiani e un influente membro della comunità italiana. Era il Segretario de Il Fascio, basato nella Casa d'Italia ed era legato al console italiano. Partecipava inoltre alla vita comunitaria più ampia della città di Montreal, fra cui anche il Partito Liberale. Sposò una donna francese, la cui famiglia era della Normandia, e di consequenza in famiglia si parlava il francese anche con il figlio. Dopo il ritorno dal campo di internamento a Petawawa, Biffi si rifece in affari e la famiglia potè godere dello stesso standard di vita che aveva prima della guerra, però la famiglia Biffi si era trasferita in un appartamento più piccolo a Montreal, dove i genitori rimasero fino alla morte. Alberto Severo Biffi morì di infarto nel 1955. Il figlio, Alessandro, decenne al momento dell'arresto del padre, ricorda ancora il periodo della Second Guerra Mondiale nella storia della famiglia. Considera anche l'effetto sulla propria vita dell'internamento del padre e della posizione relativamente felice ed agiata che riscontrava la famiglia nella comunità italiana, assieme al fatto che la propria famiglia aveva più legami dei suoi concittadini italiani con la Montreal canadese. Alessandro sottolinea inoltre l'ironia della sorte: passò la vita professionale ad insegnare al Collège Militaire de Saint-Jean, il luogo dove furono trattenuti gli italo canadesi prima di esser spediti ai campi di internamento.