Intervista con Italo Tiezzi
Italo Tiezzi nacque ad Ottawa Ontario il 12 marzo 1933. La madre, Rosa Tiezzi (da nubile Di Nardo), nacque in Canada l'8 settembre 1911 e il padre, Gino Tiezzi, nacque a Firenze Italia il primo luglio 1904. Gino crebbe in Italia, dove la madre lavorò come governante per il marchese Guadagni. Immigrò in Canada assieme alla madre e al marchese che sperava di diventare un ricco agricoltore. Sfortunatamente arrivarono a Quebec in pieno inverno e la vita in Canada non fu quella che il marchese si aspettava. La tenuta fallì e Gino e la madre si trasferirono a Montreal e poi ad Hull. Vista la vicinanza di Hull ad Ottawa, ben presto Gino si affiliò alla comunità di Ottawa e alla chiesa di Sant'Antonio, dove conobbe la moglie, Rosa. Italo ci racconta della prima introduzione del padre al fascismo e dell'ammirazione per Mussolini e il fascismo che ne risultò, e del coinvolgimento del padre in varie organizzazioni sociali di Ottawa. Ci parla degli avvenimenti del e intorno al 10 giugno 1940 quando il padre fu arrestato e quando nel rione ne risultò un timore complessivo. Il padre di Italo fu uno dei pochi che venne internato a Petawawa, poi rilasciato per essere inseguito internato una seconda volta. La seconda volta il padre fu detenuto in carcere per 60 giorni prima di essere mandato a Petawawa e poi a Fredericton. In questo periodo la famiglia di Italo dovette combattere per sopravvivere, ma grazie alla grande forza di volontà della madre e all'aiuto della comunità ce la fecero. La madre di Italo trovò lavoro in una pasticceria e poi con il governo dove riuscì a risparmiare 7000 dollari. La madre si impegnò anche a far rilasciare il marito, parlando a favore del marito a vari agenti e giudici. Gino fu uno degli ultimi internati ad essere rilasciato l'8 settembre 1943. Quando tornò non potè riprendere il suo vecchio impiego e invece si accontentò di lavoretti umili fino a quando il giovane Italo non suggerì ai genitori di acquistare un negozio che era in vendita. I genitori poterono farlo grazie ai soldi che la madre aveva messo da parte e il negozio di famiglia di generi alimentari sulla strada Preston ben presto divenne un luogo d'incontro importante per la comunità italiana. Dopo il rilascio Gino raccontava storie del suo internamento e sembrava capire la logica del governo per il suo internamento. Purtroppo Italo ci fa notare che le storie cessarono dopo quattro anni quando il fratello di Italo, Silvio, il figlio maggiore, morì in un incidente automobilistico. Nonstante questi stenti la famiglia ebbe successo e Italo ci descrive una vita felice, però, ammette che fu molto più difficile per lui che per i suoi genitori accettare l'internamento e le sofferenze che ne risultarono.