È storia vecchia…
Il Canada ha più volte internato gruppi considerati un rischio per la pubblica sicurezza. Quanto accadde nella seconda guerra mondiale non fu un caso isolato.
Citando le esigenze belliche o situazioni di emergenza, i diritti individuali sono stati sospesi in nome del bene collettivo. Il risultato di tali azioni (detenzioni o internamenti) rimane un problema per le moderne democrazie, tra cui il Canada.
In una società democratica vi è spazio per vari credi politici, opinioni e religioni. Essere a favore di fascismo, comunismo o integralismo religioso non è una cosa specifica di certe comunità; né necessariamente fa di una persona o un gruppo un rischio per la sicurezza.
Anche se la sicurezza è nell'interesse di tutti i canadesi, occorre puntare a un corretto equilibrio tra diritti individuali e sicurezza pubblica. Questo equilibrio va mantenuto in particolare nei periodi di crisi.
Potrebbe succedere di nuovo? Nel cercare di rispondere onestamente a questa domanda, si comincia a lavorare per fare in modo che non succeda più.
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Internamento: passato e presente
• Nel corso della prima guerra mondiale, più di 8500 persone, originarie degli imperi austroungarico, tedesco e ottomano e del regno di Bulgaria, furono internate in Canada.
• Gli italocanadesi non furono l'unico gruppo etnico internato nella seconda guerra mondiale. Il governo canadese ordinò l'internamento di circa 800 tedescocanadesi e 700 nippocanadesi. Inoltre, più di 22.000 nippocanadesi vennero trasferiti a forza. Durante la guerra furono internati sia iscritti al partito comunista del Canada sia quelli del partito di unità nazionale fascista.
• Negli anni Cinquanta, il governo canadese compilò elenchi di 16.000 sospetti comunisti e di circa 50.000 simpatizzanti. Le persone comprese nell'elenco, note come PROFUNC (Funzionari di spicco del Partito Comunista), dovevano essere arrestate e internate in caso di guerra tra il Canada e l'Unione Sovietica o la Cina.
• La Legge sulle Misure di Guerra* fu reintrodotta nel 1970 durante la Crisi d'Ottobre, quando un addetto commerciale britannico e il Ministro del Lavoro del Quebec vennero rapiti da membri del Fronte di Liberazione del Quebec (FLQ). Circa 500 persone furono arrestate e detenute fino a tre settimane. Solo 62 degli arrestati furono incriminati.
• Vi sono dei parallelismi tra quanto subito dagli italiani in Canada durante la seconda guerra mondiale e quanto capitato alle comunità arabe e islamiche del Canada dopo i fatti dell'11 settembre del 2001. In entrambi i casi, un'atmosfera di paura e xenofobia condusse ad arresti, vandalismi e violenze. I processi hanno visto condannare alcuni canadesi arabi e islamici per reati di terrorismo. Altri, incarcerati sulla base di certificati di sicurezza*, non hanno potuto esaminare le prove a loro carico né sono stati processati in un'aula di tribunale. Di conseguenza, intere comunità sono state stigmatizzate come nemiche dello stato canadese nonostante la vasta maggioranza dei loro membri siano cittadini rispettosi della legge.
• Nel giugno del 2010, durante il G20 di Toronto, più di 1100 persone furono internate per un finesettimana sulla base del Regolamento 233/10, emanato nell'ambito della preesistente Legge per la Protezione delle Opere Pubbliche.* Tale regolamento designava il centro cittadino come opera pubblica, il che conferiva alle forze di polizia l'autorità di identificare e perquisire senza un mandato chiunque tentasse di accedervi, o procedere all'arresto. Tuttavia, l'applicazione concreta del regolamento generò il più vasto arresto di massa nella storia del Canada. La maggioranza degli arrestati venne rilasciata senza essere incriminata.
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Riparazioni e scuse
Le richieste di riparazioni hanno suscitato controversie tra gli italocanadesi. Alcuni ritengono che la comunità italocanadese dovrebbe ricevere un risarcimento, o quanto meno scuse ufficiali da parte del primo ministro in una seduta della Camera dei Comuni. Altri pensano che sia troppo tardi per le scuse, dato che la maggioranza degli internati e degli stranieri nemici è già morta.
Le richieste di riparazioni iniziarono subito dopo la guerra. Ex internati di Hamilton e Montreal chiesero al governo canadese di venire risarciti per mancati introiti, mancati affari e danni morali. Le richieste non furono accolte.
Nel gennaio del 1990, il Congresso Nazionale degli Italocanadesi (NCIC) pubblicò un opuscolo chiedendo al governo canadese di risarcire gli internati italiani ove possibile. L'organizzazione chiese anche che il governo si scusasse con gli italocanadesi per il trattamento loro riservato durante gli anni dell'internamento. Nello stesso anno, il Primo Ministro Brian Mulroney formulò le sue scuse a un ricevimento tenuto a nord di Toronto.
Nel bilancio federale 2005 del Primo Ministro Paul Martin, il governo canadese stanziò $25 milioni per le richieste di varie comunità che chiedevano risarcimenti per internamento, confisca di beni e alienazione. Il programma si chiamava Riconoscimento, Commemorazione ed Educazione (Acknowledgement, Commemoration and Education; ACE). Non si trattava delle scuse formali che molti desideravano, né risarciva le famiglie colpite. Il fondo era designato principalmente per iniziative educative. Quando salì al governo il Primo Ministro Stephen Harper, nel 2006, sostituì il programma ACE con il Programma di Riconoscimento Storico delle Comunità (Community Historical Recognition Program; CHRP), creato per distribuire formalmente somme di denaro a iniziative comunitarie.
Nel 2009 Massimo Pacetti, parlamentare liberale per il collegio di Saint Léonard-Saint Michel, presentò alla Camera dei Comuni la proposta di legge C-302. La proposta prevedeva la creazione di una fondazione per lo sviluppo di materiali didattici sulla storia italocanadese, da usarsi nelle scuole e nei centri culturali, e l'emissione di un francobollo commemorativo. La proposta di legge C-302 non completò l'iter necessario a diventare legge.
Considerazioni
• Il periodo dell'internamento costituisce un episodio poco noto della storia canadese, persino nell'ambito della comunità italocanadese. Anzi, la maggioranza degli italocanadesi di oggi ha ricordi di famiglia del tempo di guerra ben diversi. Ricordano il servizio nelle forze armate italiane, compresa la prigionia in campi britannici; rastrellamenti tedeschi e occupazione, bombardamenti alleati, azioni di resistenza, come pure fame e privazioni. Per la maggior parte degli italocanadesi, quanto accadde in Canada non fa parte della storia “personale”.
• Nel 1940, la comunità italiana di Montreal era la maggiore del paese e fu la più colpita dagli internamenti e dalle designazioni del tempo di guerra. Montreal è oggi seconda alla comunità italiana di Toronto, in larga maggioranza costituita da immigrati nel dopoguerra. Di conseguenza, la voce della comunità di Toronto, coi suoi interessi e le sue necessità, è quella che si sente più spesso in pubblico.
• La comunità italocanadese postbellica non ha assorbito l'internamento come parte della propria storia. Sebbene molto lavoro di pregio sia stato fatto negli anni Novanta, non ha attecchito. Non vi è stato un autentico dialogo, il che ha impedito alla comunità di spingere il proprio punto di vista in modo coerente nei confronti del governo e del pubblico canadesi.
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Il fascismo in Canada
Cosa significasse essere fascisti era diverso per diversi italocanadesi. Alcuni indossavano la camicia nera ed erano attivi nel locale gruppo fascista, il Fascio. Credevano nella filosofia politica e sostenevano gli interessi dello stato italiano sullo scacchiere mondiale. Altri rispondevano al cambiamento positivo che pensavano che Mussolini stesse portando all'Italia: stabilità politica ed economica, progetti infrastrutturali e aumento della produzione agricola. Tra i fedeli cattolici, Mussolini veniva anche lodato per i Patti Lateranensi.
Il regime fascista considerava tutti gli emigrati come cittadini italiani, che fossero o meno stati naturalizzati in altri paesi. Come conseguenza di questa politica, i consoli e viceconsoli d'Italia in Canada corteggiavano attivamente la comunità, promuovendo un'identità italiana basata sulla propaganda e sulla cultura fascista. Questo comprendeva l'acquisto o la costruzione di edifici chiamati Casa d’Italia e il sostegno, sia finanziario sia editoriale, alla stampa filofascista in Canada. I consoli e viceconsoli controllavano anche la Gioventù Italiana del Littorio Estero e il Dopolavoro.
Il fascismo non era limitato ai quartieri italiani. Negli anni Venti e Trenta esistevano organizzazioni fasciste tra i canadesi di etnia inglese, francese e tedesca. Il più noto dei capi fascisti dell'epoca fu Adrien Arcand di Montreal, del Partito di Unità Nazionale (National Unity Party, NUP). Anche Arcand e altri iscritti al NUP furono interbnati nel corso della seconda guerra mondiale.
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Persone, luoghi e termini chiave
Adolf Hitler (1889-1945): Capo del partito nazista (1920-1945), venne nominato cancelliere della Germania nel 1933 e divenne presidente nel 1934. Sotto la sua guida, la Germania si riarmò e invase la Polonia nel settembre del 1939, scatenando così la seconda guerra mondiale. L'antisemitismo di Hitler e del partito nazista condussero allo sterminio sistematico da parte dello stato di circa 6 milioni di ebrei, noto come l'Olocausto. Nei campi di sterminio nazisti finirono anche prigionieri di guerra sovietici, omosessuali, zingari, civili polacchi, invalidi e avversari politici. Hitler si suicidò nel 1945 dopo l'ingresso a Berlino delle truppe sovietiche.
Adrien Arcand (1899-1967) e Partito di Unità Nazionale (National Unity Party, NUP) (1934-1940): Giornalista e attivista di Montreal che guidò vari gruppi fascisti nell'arco della propria vita, in particolare il Partito di Unità Nazionale (NUP). Fu un sostenitore di Adolf Hitler e condivideva le idee antisemite del dittatore. Durante la seconda guerra mondiale Arcand e altri iscritti al NUP furono internati.
Benito Mussolini (1883-1945): Ex socialista divenuto nazionalista e militarista nel corso della prima guerra mondiale. Mussolini fu anche uno dei fondatori del Partito Nazionale Fascista (PNF). All'aumentare dell'influenza del PNF, Vittorio Emanuele III re d'Italia invitò Mussolini a formare il governo. Ciò avviò un regime che durò 21 anni. Dopo l'invasione alleata dell'Italia nell'estate del 1943, il Duce fu imprigionato ma ben presto venne liberato da un commando tedesco e nominato capo di stato della Repubblica Sociale Italiana, termine che designava la parte d'Italia occupata dai tedeschi, con capitale a Salò, in Lombardia. Nell'aprile del 1945, Mussolini fu costretto a fuggire da Salò per l'avanzata degli alleati. Cercando di fuggire in Svizzera, venne catturato e giustiziato dai partigiani e il suo corpo fu portato a Milano e appeso alla tettoia di un distributore di benzina per confermarne la morte.
Campi d'internamento / Campi di concentramento: Il termine campo di concentramento veniva usato per riferirsi a qualsiasi campo in cui venissero tenuti numerosi civili. Dopo la seconda guerra mondiale, con campi di concentramento ci si riferiva specificamente ai campi creati dai nazisti per lo sterminio di ebrei, zingari, comunisti e altri. Per distinguere i campi per prigionieri di guerra e di altro tipo dai campi di sterminio nazisti si iniziò a usare il termine campi d'internamento.
Casa d’Italia: Un centro sociopolitico italiano che ospitava organizzazioni fasciste come il dopolavoro, la Gioventù Italiana del Littorio Estero e il fascio locale. Le Case d’Italia mettevano spazi a disposizione anche dell'Ordine dei Figli d'Italia, di bande musicali e gruppi teatrali. Questi edifici furono costruiti negli anni del fascismo e spesso erano decorati con simboli fascisti. Per esempio, la Casa d'Italia di Hamilton aveva i fasci (mazzi di verghe) intarsiati nel pavimento.
Certificato di sicurezza: Lo strumento attuale con il quale il governo canadese può deportare cittadini non canadesi considerati una minaccia per la sicurezza nazionale.
Comunismo: Un movimento politico, sociale ed economico di sinistra che punta a creare una società senza classi, e in definitiva senza stato, nella quale lavoro salariato e proprietà privata non esistano e terre, risorse e manufatti siano di proprietà collettiva.
Consolari: Il termine descrive i servizi forniti da un paese ai suoi cittadini all'estero. La rete comprende ambasciate, alti commissariati e consolati diretti da consoli onorari; in questo contesto, rappresentanti politici italiani operanti come presidenti di uffici consolari. Tali uffici erogano vari livelli di servizi agli emigrati, compresi passaporti, documenti di cittadinanza, servizi di rimpatrio, servizi per lo studio in Italia ecc.
Custode delle Proprietà Nemiche (Custodian of Enemy Properties, CEP): Branca del governo canadese che sovrintendeva all'amministrazione dei beni appartenenti agli internati e ad altri stranieri nemici. L'On. Pierre Casgrain era il Custode delle Proprietà Nemiche nonché Segretario di Stato. L'ente adempiva una duplice funzione. In veste di fiduciario dell'internato/straniero nemico, l'ufficio e i suoi agenti proteggevano anche gli interessi dei creditori. Il CEP pagava i debiti degli internati vendendone le proprietà o le imprese. Provvedeva anche a incassare quanto dovuto agli internati da parte di terzi. Ciascuno studio contabile assoldato dal CEP fatturava i costi amministrativi a carico dell'internato, sebbene nessuno degli internati avesse richiesto l'intervento del CEP.
Dopolavoro: Organizzazione ricreativa e sociale fascista creata nel 1925 in Italia in risposta alle leghe culturali socialiste. Il dopolavoro organizzava attività sportive e ricreative per i propri iscritti, oltre a mettere a disposizione biblipoteche per fornite di propaganda fascista. Lo scopo del dopolavoro era di fare degli italiani altrettanti sostenitori del movimento fascista e di reclutare iscritti per il fascio. Tuttavia, molti si iscrissero per le attività del tempo libero e non necessariamente per la politica fascista. Anche se era stato creato in Italia, il dopolavoro fu esportato nei paesi in cui esistevano comunità di italiani. In Canada, il dopolavoro era controllato da funzionari consolari italiani.
Fascio: Gruppo aderente al Partito Nazionale Fascista per mandato e finanziamenti e legato all'opera delle rappresentanze diplomatiche italiane dell'epoca nelle città e paesi del Canada. I fasci erano spesso intitolati a personaggi significativi del movimento fascista. Il Circolo Giulio Giordani di Vancouver, per esempio, prese il nome da un avvocato e veterano decorato della prima guerra mondiale rimasto ucciso in uno scontro a fuoco tra fascisti e socialisti.
Fascio Femminile: Sezione femminile del fascio.
Franklin D. Roosevelt (1882-1945): 32º presidente degli Stati Uniti (1933–1945). Allo scoppio della seconda guerra mondiale gli Stati Uniti rimasero ufficialmente neutrali fino al bombardamento di Pearl Harbour da parte dei giapponesi il 7 dicembre 1941. Dopo tale data Roosevelt operò in stretto contatto con l'inglese Winston Churchill e il russo Giuseppe Stalin (1878-1953) per guidare gli alleati contro la Germania e il Giappone nella seconda guerra mondiale.
Giacomo Matteotti (1885-1924): Socialista italiano eletto alla Camera dei Deputati. Aperto critico del fascismo. Nel 1924 Matteotti fu rapito e ucciso dai fascisti.
Giovanni Giolitti (1842-1928): Nominato primo ministro d'Italia cinque volte tra il 1892 e il 1921. Descritto come un liberale con tendenze di sinistra, durante i propri governi Giolitti promosse riforme sociali, progetti d'infrastrutture e la nazionalizzazione dei telefoni e delle ferrovie. Giolitti tentò anche di cooptare avversari politici invitandoli a formare liste comuni. Lo fece prima coi socialisti e successivamente coi fascisti.
Gioventù Italiana del Littorio Estero (GILE): Branca estera della GIL, l'organizzazione giovanile fascista costituita dal PNF in Italia il 29 ottobre del 1937. Organizzata in modo paramilitare, la GILE intendeva instillare l'amor di patria tra i giovani e sviluppare le future generazioni di fascisti. Organizzava attività ricreative per ragazzi e ragazze dai 6 ai 18 anni.
Giuseppe Mazzini (1805-1872): Politico e attivista italiano che svolse un ruolo essenziale nell'unificazione dell'Italia. Sin da giovane Mazzini riteneva che l'Italia dovesse divenire una repubblica democratica unita. I testi di storia lo chiamano spesso “anima dell'Italia”.
Guerra d'Etiopia (1935-1936): La guerra, ufficialmente nota come seconda guerra italoabissina, scoppiò il 3 ottobre del 1935 quando forze italiane provenienti dall'Eritrea invasero l'Etiopia (chiamata Abissinia). Sebbene entrambi i paesi fossero membri della Lega delle Nazioni, tale organizzazione agì lentamente nell'imporre sanzioni contro l'Italia e non ebbe la forza di farle rispettare. Il 5 maggio 1936, con la cattura della capitale Addis Abeba da parte delle forze italiane, tutte le sanzioni furono abbandonate e l'Etiopia venne fusa con altre colonie italiane nella zona per formare l'Africa Orientale Italiana (AOI). L'AOI fu sciolta dagli alleati nel 1943.
Italocanadese: Italocanadese è un termine assai problematico. Nel corso della seconda guerra mondiale non esisteva ancora una cittadinanza canadese, e chi era nato in Canada o era stato naturalizzato era suddito britannico. Inoltre, alcuni degli internati e degli obbligati alla presentazione mensile alla polizia mentennero la cittadinanza italiana. Abbiamo scelto di usare il termine italocanadesi per comprendere tutti gli italiani residenti in Canada negli anni Quaranta, prima della creazione della cittadinanza canadese nel 1947.
James Duncan Hyndman (1874-1971): Ex giudice della Corte Suprema dell'Alberta, nominato dal Ministro canadese della Giustizia per riesaminare i casi degli internati che si opponevano al proprio internamento.
Lega delle Nazioni: Organizzazione internazionale creata dopo la prima guerra mondiale per prevenire le guerre e risolvere le dispute internazionali. L'accordo fu siglato nel 1919 dalle 32 nazioni partecipanti e stabiliva che un attacco contro un membro della Lega sarebbe stato considerato un attacco contro tutti gli stati membri e avrebbe causato un'azione congiunta contro l'aggressore. Nel 1946 la Lega fu rimpiazzata dalle Nazioni Unite.
Marcia su Roma: Marcia di iscritti al Partito Nazionale Fascista svoltasi dal 22 al 29 ottobre del 1929. Questa dimostrazione di forza da parte dei fascisti indusse re Vittorio Emanuele III a chiedere a Benito Mussolini di formare il governo.
Ordine degli Italocanadesi: Società di beneficenza costituita nel 1929 a Montreal. Comprendeva le logge antifasciste fuoriuscite dall'Ordine dei Figli d'Italia a causa della crescente ingerenza fascista.
Ordine dei Figli d'Italia: Fondato nel 1905 dal Dott. Vincent Sellaro (1868-1932) a New York City, operava come società di mutuo soccorso per persone di origini italiane. La prima loggia canadese di questa organizzazione fu fondata a Sault Ste. Marie nel 1915. Negli anni Trenta i fascisti tentarono di assumere il controllo di questa organizzazione.
Organizzazione per la Vigilanza e la Repressione dell'Antifascismo (OVRA): Fondata nel 1927, l'organizzazione funse da polizia segreta del regime fascista, infiltrando agenti prezzolati in altre organizzazioni e gruppi per scoprire e denunciare le attività antifasciste.
Paesani: Termine usato per descrivere persone originarie dello stesso paesino in Italia. Talvolta usato per zone o regioni più vaste; per esempio, due persone originarie di diversi paesini d'Abruzzo possono chiamarsi l'un l'altro paesani. Questa seconda definizione del termine è prevalente tra gli immigrati italiani.
Partito Nazionale Fascista: Il partito politico fascista guidato da Benito Mussolini che governò l'Italia dal 1922 al 1943.
Patti Lateranensi: Tre accordi tra Regno d'Italia e Santa Sede, ratificati il 7 giugno 1929. I Patti Lateranensi fecero del Vaticano uno stato indipendente, stabilì che il cattolicesimo era la religione di stato dell'Italia e avviò la liquidazione delle pretese della Santa Sede a titolo di risarcimento per la perdita di proprietà e territorio.
Quinta colonna: Termine coniato nel 1936 quando Emilio Mola (1887-1937), uno dei generali delle forze nazionaliste durante la guerra civile di Spagna (1936-1939), disse che le quattro colonne delle sue forze che convergevano su Madrid sarebbero state appoggiate da una "quinta colonna" di suoi sostenitori all'interno della città. Il termine venne usato ampiamente in Gran Bretagna nelle prime fasi della seconda guerra mondiale per spiegare l'internamento dei cittadini tedeschi, e in seguito fu usato negli Stati Uniti e in Canada.
Reale Polizia Canadese a Cavallo (Royal Canadian Mounted Police, RCMP): Formata nel 1920 dalla fusione tra la Reale Polizia a Cavallo del Nordovest (Royal Northwest Mounted Police, RNWMP, fondata nel 1873) e la Polizia del Dominio (Dominion Police, fondata nel 1868), è la forza nazionale di polizia del Canada. Prima del 1984 la branca del Servizio di Sicurezza della RCMP sovrintendeva le operazioni di spionaggio e controspionaggio, fino a quando non fu sostituita dal Servizio Canadese di Controspionaggio (Canadian Security Intelligence Service, CSIS).
Risorgimento: Il Risorgimento fu il processo di unificazione con la forza dei vari regni della penisola italiana in uno stato unitario nel 1861.
Servizio Canadese di Controspionaggio (Canadian Security Intelligence Service, CSIS): Il Canadian Security Intelligence Service (CSIS) fu creato nel 1984. È incaricato di proteggere la sicurezza nazionale del Canada dalle minacce interne ed esterne. Il ruolo primario è il controspionaggio più che l'applicazione della legge, attraverso la conduzione di indagini di sicurezza nazionale e la raccolta di informazioni sia in Canada sia all'estero.
Socialismo: Filosofia politica che propone un sistema economico nel quale i mezzi di produzione siano di proprietà collettiva o dello stato. Il socialismo ricerca anche una forma più equa e non gerarchica di organizzazione sociale.
Società di Mutuo Soccorso la Trinacria: Ente di beneficenza costituito da immigrati siciliani, una delle più antiche organizzazioni italiane a Toronto.
Stranieri nemici: Termine comunemente usato in relazione a cittadini di paesi in guerra contro il Canada e viventi in Canada durante la seconda guerra mondiale. In questo contesto era riferito a cittadini italiani e a persone nate in Italia ma naturalizzate cone sudditi britannici dopo il 1º settembre del 1922. In alcuni casi furono designati come stranieri nemici anche italiani nati in Canada. Come tali, gli individui interessati dovevano presentarsi ai locali distaccamenti della Reale Polizia Canadese a Cavallo (Royal Canadian Mounted Police, RCMP) una volta al mese.
Trattato di Versailles: Trattato firmato tra la Germania e gli alleati il 28 giugno 1919 che pose fine alla prima guerra mondiale. Il trattato addossava tutta la responsabilità del conflitto alla Germania e le imponeva il pagamento di enormi danni di guerra e il disarmo.
Vittorio Emanuele III (1869-1947): Membro di Casa Savoia e re d'Italia che regnò dal 29 luglio 1900 al 9 maggio 1946. Nel 1922 invitò Benito Mussolini a formare un governo.
William Lyon Mackenzie King (1874-1950): Primo ministro canadese in carica per più tempo; tra il 1921 e il 1948 ricoprì la carica per tre mandati. Fu leader del Partito Liberale dagli anni Venti ai Quaranta, e guidò il Canada durante la seconda guerra mondiale. Nel 1937 King fu l'unico capo di governo del Nord America a visitare la Germania e incontrarsi con Adolf Hitler. Negli anni Trenta, quando la Germania iniziò a riarmarsi, King informò il governo britannico che il Canada sarebbe rimasto neutrale, entrando in guerra solamente se la Gran Bretagna fosse stata attaccata direttamente. Tuttavia, nell'agosto del 1939 King si rese conto che una guerra su vasta scala era imminente e iniziò la mobilitazione delle truppe canadesi. Durante la guerra King operò assieme a Roosevelt, garantendo la stretta collaborazione tra le forze armate canadesi e statunitensi.
Winston Churchill (1874-1965): Negli anni precendenti la seconda guerra mondiale, Churchill parlò chiaro del pericolo posto da Adolf Hitler e della necessità che la Gran Bretagna iniziasse a riarmarsi. Allo scoppio della guerra fu nominato Primo Lord dell'Ammiragliato, un ruolo da lui ricoperto durante la prima guerra mondiale. Il 10 maggio 1940 il primo ministro Neville Chamberlain (1869-1940) rassegnò le dimissioni e Churchill divenne primo ministro per il Partito Conservatore e guidò il Regno Unito durante la seconda guerra mondiale.
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Stranieri nemici
Non tutti gli italocanadesi considerati un pericolo per il Canada furono internati. Circa 31.000 uomini, donne e bambini furono registrati come stranieri nemici e obbligati a firmare mensilmente un registro presso le autorità locali. I registri erano mantenuti da persone nominate dal Ministro della Giustizia; si trattava di agenti di polizia provinciale o municipale e di impiegati delle poste. A ciascuno straniero nemico fu posta una serie di domande: nome, età, indirizzo, luogo di lavoro e numero di componenti del nucleo familiare.
Non è chiaro come le autorità decidessero chi avesse l'obbligo di firma. Chi veniva rilasciato dopo l'arresto firmava un modulo ove dichiarava che avrebbe osservato le leggi del Canada, che non avrebbe ostacolato lo sofrzo bellico e che avrebbe firmato mensilmente il registro. La cosa fu imposta sia ai naturalizzati che, in alcuni casi, a persone nate in Canada.
La procedura non fu uniforme. Alcuni si presentarono ai posti di polizia locali solo per sentirsi dire che non era necessario che tornassero, mentre altri dovettero continuare a presentarsi. Coloro che si presentavano mensilmente dovevano portare con sé, ai sensi dei Regolamenti per la Difesa del Canada (DOCR), “documento d'identità”. Il tipo di documento non era fisso. Qualcuno portava un Certificato di Libertà sulla Parola firmato da un incaricato; altri portavano una tessera di registrazione che li identificava come stranieri nemici.
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Gli italocanadesi di oggi
Oggigiorno gli italocanadesi sono una comunità di successo. Tra loro vi sono uomini d'affari, professionisti, artisti e innovatori in ogni campo.
Tuttavia, subito dopo la guerra, la comunità italocanadese si frammentò. Alcuni temevano di cadere nuovamente in disgrazia col governo canadese. Coloro che erano stati colpiti dalla Legge sulle Misure di Guerra tentarono di tornare a una vita normale il più rapidamente possibile. Altri anglicizzarono i propri nomi per sfuggire al marchio associato con l'essere italiani.
Una volta rilasciati, molti degli internati e delle loro famiglie non ebbero altra scelta che ricominciare da capo. Gli italocanadesi dovettero anche ricostruire le organizzazioni comunitarie.
Molti cambiamenti derivarono dal massiccio arrivo di nuovi immigrati dall'Italia. Negli anni del dopoguerra, tra il 1950 e il 1970, il Canada vide il più alto numero di arrivi di italiani. Questi nuovi italocanadesi, circa mezzo milione, erano più numerosi dei vecchi immigrati. Di conseguenza, iniziarono a ridefinire cosa volesse dire essere italocanadesi.
Sebbene alcuni italocanadesi restassero guardinghi nei confronti dei “nuovi” italiani, per lo più la comunità preesistente accolse senza difficoltà i nuovi arrivi. Lavorando assieme, la comunità trasse beneficio dal boom canadese postbellico e dalll'approvazione della Legge sul Multiculturalismo. Gli italocanadesi divennero noti per i forti valori familiari e una solida etica del lavoro, che fu importante nella costruzione delle infrastrutture delle città e nell'edilizia in generale. Anche se gli italocanadesi subiscono ancora gli effetti degli stereotipi negativi del passato, essi hanno prosperato e sono oggi saldamente stabiliti in Canada.
Realtà del dopoguerra
• I beni degli internati erano stati amministrati dal Custode delle Proprietà Nemiche. In alcuni casi, i beni di un internato vennero venduti a una frazione del loro valore. Anche se alcuni internati poterono riavere il vecchio posto di lavoro, molti altri dovettero cercarsene uno nuovo.
• Le Case d’Italia erano state sequestrate dal governo canadese nel giugno del 1940. Nel 1947, la comunità italocanadese di Montreal chiese e ottenne la restituzione della Casa d’Italia su Jean Talon St. A Toronto, nel 1962, dopo una lunga lotta, la Casa d’Italia su Beverley St. venne restituita alla comunità. Le logge dell'Ordine dei Figli d'Italia tornarono a riunirsi, ma molti vecchi iscritti restarono timorosi di rientrare nell'organizzazione, temendo che l'appartenenza a tale gruppo potesse nuovamente deporre a loro sfavore.
• Dopo le devastazioni subite dal loro paese nella seconda guerra mondiale, molti italiani emigrarono per sfuggire alla miseria. Gli immigranti del dopoguerra si concentrarono nelle Little Italy esistenti, che fornirono loro un luogo fisico dove incontrare altri nuovi arrivati dall'Italia. Riuscirono a mantenere la propria cultura e le proprie tradizioni. Crearono anche un nuovo linguaggio: l'italiese, mistura d'italiano e inglese. Alla volta del 1980, la comunità italocanadese era divenuta una delle maggiori in Canada dopo quelle anglocanadese e francocanadese. La maggioranza di questi nuovi immigrati si stabilì nella zona della Grande Toronto, spostando così il baricentro da Montreal, che prima della guerra ospitava la maggiore comunità italiana in Canada.
Il rilascio
Il rilascio dal campo poteva avvenire in varie maniere:
Indagini
Ai sensi dei DOCR (Regolamenti per la Difesa del Canada), dopo 30 giorni ogni internato poteva presentare un'obiezione formale contro la propria detenzione a una commissione consultiva nominata dal Ministro della Giustizia. Il Ministro della Giustizia nominava poi un giudice che riesaminasse il caso dell'internato. Ciò comportava un riesame degli indizi raccolti dalla RCMP contro l'internato, vari incontri con l'internato stesso e l'ascolto di testimoni in merito al carattere dell'internato. In seguito, il giudice raccomandava al Ministro della Giustizia il rilascio dell'internato o la continuazione della detenzione. Uno di questi giudici era J.D. Hyndman, che spesso raccomandò il rilascio degli internati da lui incontrati.
Gli internati più facoltosi poterono assoldare legali che li difendessero nel corso delle udienze col giudice nominato. La maggior parte degli internati non potè disporre di assistenza legale.
Ragioni umanitarie
Un rilascio per ragioni umanitarie poteva avvenire se un internato era malato, amputato o parzialmente paralizzato. Ernesto Alovisi di Montreal aveva subito un intervento chirurgico nell'ambito del trattamento di un tumore prima dell'internamento. La vita al campo rallentava la sua convalescenza, ed egli fu rilasciato dopo sette settimane.
Arresto erroneo
Agostino Badali, un fruttivendolo quarantenne di Toronto, fu erroneamente arrestato e internato per la sua omonimia con un fascista venticinquenne, anche lui di Toronto. Badali restò internato per tre settimane prima che l'errore venisse notato. Fu rilasciato una settimana più tardi. Nel frattempo, il più giovane Agostino Badali era stato arrestato e mandato a Petawawa. Egli restò internato fino al dicembre del 1941.
In alcuni casi, internati rilasciati furono nuovamente internati. Non è chiaro il motivo di ciò. È possibile che tali internati non abbiano ottemperato alle condizioni del rilascio, come presentarsi alla RCMP prima di lasciare la città di residenza.
La maggior parte degli internati italocanadesi fu rilasciata ben prima della fine della guerra. Gli ultimi internati furono rilasciati a luglio del 1945.
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Il ritorno a casa
È difficile immaginare l'impatto emotivo dell'internamento sugli internati e i loro familiari. Il ritorno a casa fu un momento di grande emozione, con lacrime, gioia, sollievo, e in taluni casi angoscia. Gli internati incontrarono mogli e figli che non vedevano da un anno o più. Dopo il ritorno, le famiglie ripresero meglio che potevano la routine quotidiana: guadagnarsi da vivere, gestire un'impresa, crescere una famiglia.
Ma molti internati soffrirono. I più anziani rimasero a lungo disoccupati, e spesso subirono la perdita di un precedente status di maggiorenti della comunità. Doversi rifare una vita lasciò alcuni internati amareggiati per l'internamento. La rabbia a volte si manifestò in casa. Alcuni padri tornarono dal campo più rigidi e meno affettuosi. Altri tornarono come le ombre di sé stessi. Vi furono anche cambiamenti nel fisico, con internati dimagriti o incanutiti.
Una minoranza trovò tollerabile il tempo passato al campo, apprezzando il fatto di ricevere vitto e alloggio e di non dover affrontare le fatiche quotidiane della vita da immigrati. Una cosa che gli internati ebbero in comune fu la riluttanza a parlare in famiglia dell'esperienza dell'internamento. Preferirono dimenticare. Alcuni ricordarono i tempi passati “in collegio” con gli ex compagni di prigionia. Ma più spesso non discussero affatto della questione. Per molte famiglie, l'internamento fu un argomento tabù.
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Italofobia
Come altri gruppi d'immigrati, gli italiani giunti in Canada sulla fine del XIX secolo dovettero affrontare discriminazioni. Per lingua, costumi e cibi risultavano estranei alla società canadese. Gli italiani venivano visti come eccessivamente passionali, violenti e magari coinvolti in attività criminali.
Dopo la dichiarazione di guerra di Mussolini, il sentimento antiitaliano si accentuò. In aggiunta alla definizione di stranieri nemici, vi fu chi perse il lavoro, chi fu aggredito fisicamente e chi fu insultato con epiteti razzisti. Alcuni negozi italiani subirono boicottaggi o la rottura delle vetrine.
All'interno della comunità italocanadese le reazioni all'internamento furono varie. Alcuni evitarono di frequentare amici che avessero un parente internato. Altri offrirono sostegno morale ed economico. Per esempio, i negozianti fecero credito alle famiglie e i vicini portarono cibo a chi si trovava in stato di bisogno.
Anche col sentimento antiitaliano al suo culmine, vi fu chi si pronunciò contro la discriminazione nei confronti degli italocanadesi. Sulla rivista Saturday Night apparvero articoli che mettevano in discussione l'internamento senza processo di italocanadesi e tedescocanadesi. Tuttavia, molti altri periodici scrissero che le azioni intraprese nei confronti degli italiocanadesi erano giustificate.
In varie città, gli italocanadesi tennero pubbliche adunanze per dimostrare la propria fedeltà al Canada. I partecipanti a un incontro a Timmins, in Ontario, approvarono una risoluzione che diceva: «Gli italocanadesi… qui radunati... riaffermano la propria totale fedeltà al loro paese d'adozione e attestano la propria volontà di prestare servizio in qualsiasi eventualità, se necessario di combattere e morire per la corona britannica». (Timmins Daily Press, 19 giugno 1940)
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Gli internati: le donne
Nel corso della seconda guerra mondiale furono internate 21 donne: 17 tedescocanadesi e 4 italocanadesi. Queste donne furono detenute presso il penitenziario femminile di Kingston, in Ontario, e tenute in un'ala separata nota come Quartieri d'internamento. Si pensava che la prigione fosse più comoda di un campo. Dato il basso numero di internate, la prigione era anche una soluzione meno costosa della costruzione di campo per sole donne.
Le donne potevano lavorare nella prigione. Venivano pagate per il lavoro svolto ma non si conosce l'importo. Almeno una delle italiane lavorò nelle cucine.
Le internate ricevevano anche lettere e pacchi dalle famiglie. I familiari potevano visitare la prigione, ma gli incontri erano limitati a 15 minuti e sorvegliati da una guardia. Se la visita si svolgeva in italiano, doveva essere presente un interprete a spese dell'internata.
Le donne potevano ascoltare la radio, sotto stretta supervisione, in una stanza comune vicino alle celle. Le attività ricreative comprendevano passatempi come la maglieria, la dama cinese e visite settimanali al cortile della prigione. La prigione disponeva anche di una biblioteca. A Natale, le donne ricevevano una piccola somma giornaliera per cibo extra e passatempi.
PROFILI
Maria Egilda Fontanella
La signora Fontanella viveva in Canada dal 1924 e fece domanda di naturalizzazione nel 1939. La domanda fu respinta perché era stata la segretaria del Fascio Femminile di Toronto. La signora Fontanella aveva 55 anni. Rimase internata cinque mesi.
Luisa Guagneli
La signora Guagneli giunse in Canada nel 1925 e si sposò nello stesso anno. Aveva 41 anni quando fu internata il 14 settembre del 1940. La signora Guagneli, casalinga, lavorava come volontaria alla scuola italiana ed era presidentessa della sezione femminile dell'Ordine dei Figli d'Italia di Niagara Falls. Queste sue attività le procurarono cinque mesi d'internamento.
Verna Lo Bosco
Verna Lo Bosco, di Welland, era nata in Canada nel 1911. Lavorava come contabile per una birreria del posto e insegnava italiano dopo il lavoro. Per il suo insegnamento, il regime fascista le pagò un viaggio in Italia nel 1938. Questo viaggio, e la copertura giornalistica che ricevette sulle pagine del giornale fascista Il Bollettino, furono usati dalla RCMP per giustificare l'internamento della signora Lo Bosco. Trascorse quasi dieci mesi al Penitenziario Femminile di Kingston.
Maria Pressello
Quando fu internata la signora Pressello era una vedova di 53 anni che viveva a Windsor. Delle quattro italiane internate, fu quella che passò più tempo al Penitenziario Femminile di Kingston: quasi 13 mesi. Non vi sono prove che fosse coinvolta in alcuna organizzazione fascista.
Detenute – 9
Fosca Giubilei
Giuseppina Di Ioia
Antonietta Mancuso
Rosa Spinelli
Carmela Frascarelli
Maria Spaziani
Filomena Riccio
Etelvina Frediani
Francesca Olivieri
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Combattere per l’appartenenza
Dopo la dichiarazione di guerra contro la Germania, vari italocanadesi si arruolarono nelle forze armate canadesi. Per lo più andarono ad arruolarsi per senso del dovere. Altri andarono in cerca di avventura, di una paga o semplicemente di fare come i loro amici.
La decisione di arruolarsi da parte di alcuni italocanadesi aiutò a ridurre il marchio di stranieri nemici. Ciononostante, all'interno delle forze armate canadesi persistette un'ostilità verso gli italiani.
Agli internati tra i venti e i trent'anni d'età fu proposto di dimostrare la propria fedeltà al Canada e tornare in libertà arruolandosi nell'esercitpo canadese. Non si sa se qualcuno abbia accettato. Alcubni rifiutarono di arruolarsi per paura di dover combattere contro parenti e amici rimasti in Italia.
Fedeltà divise
Ironicamente, vi furono casi di italocanadesi alle armi i cui padri erano internati. Per esempio, cinque figli dell'internato Libero Sauro prestarono servizio in guerra. Anche persone classificate come stranieri ostili andarono ad arruolarsi. Joseph Brescia di Thunder Bay andava a firmare ogni mese durante l'addestramento di base.
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Chi restava a casa: famiglie e comunità
La maggior parte degli internati era formata da padri di famiglia, spesso unico sostegno economico. I beni della maggior parte degli internati furono posti sotto sequestro da parte del Custode delle Proprietà Nemiche. I conti in banca furono congelati. Le mogli o altri familiari dovettero fare richiesta di autorizzazione governativa per poter accedere ai fondi. Le donne fecero quanto potevano per sbarcare il lunario. Lavorarono come sarte, lavandaie e donne delle pulizie e presero pensionanti. In assenza dei mariti, gestirono le aziende familiari sotto la supervisione del governo.
Le famiglie dovettero assorbire il trauma di veder portar via dalla polizia un coniuge o un genitore con poche o nessuna spiegazione. In alcuni casi, non seppero per settimane dove si trovassero i loro cari. La notifica dell'internamento giunse quando gli internati scrissero dal campo.
Le famiglie si diedero attivamente da fare per contattare avvocati, sacerdoti e parlamentari locali nel tentativo di far liberare gli internati. Ci furono anche alcuni che cercarono di trarre profitto dalle sofferenze delle famiglie degli internati. A Guelph, il padre di un internato si vide chiedere una forte somma di denaro per ottenerne il rilascio. Casi del genere si verificarono anche a Windsor e Montreal.
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Gli internati: gli uomini
Gli internati venivano avviati ai campi in treno. All'arrivo, consegnavano i propri effetti personali e ricevevano in cambio due cambi d'abito, estivi e invernali. La tenuta comprendeva un giaccone invernale, stivali da lavoro, calzettoni di lana, biancheria intima, e un berretto leggero e uno pesante. Il tessuto era blu salvo per un grande cerchio rosso sulla schiena di ciascuna camicia e giaccone. Questi cerchi sarebbero serviti da bersaglio per i tiratori in caso di tentata fuga. I pantaloni degli internati avevano una banda rossa che correva lungo la gamba, dall'anca all'orlo. Anche i berretti in dotazione agli internati avevano una banda rossa. La banda iniziava sul resto del berretto e continuava fino all'orlo della visiera.
Dopo che un internato aveva ricevuto la tenuta da campo, compariva davanti al comandante del campo* per venire informato delle regole del campo. Ciascun gruppo all'interno del campo (tedeschi, italiani, antifascisti) aveva un portavoce, il cui ruolo era riconosciuto dal Ministero della Giustizia di Ottawa e che assisteva al primo incontro col comandante. Il portavoce era il punto di contatto tra gli internati e il comandante del campo. Era lui che comunicava agli internati gli ordini del comandante, teneva incontri regolari coi capi baracca e distribuiva la posta degli internati. A Petawawa e a Fredericton, questo ruolo toccò all'avvocato Mario Lattoni di Montreal. Un altro legale, Ennio Fabri di Vancouver, fu portavoce a Kananaskis.
La vita al campo si basava sulla disciplina militare ed era strettamente regolamentata. Gli internati dovevano salutare e chiamare “Signore” tutti gli ufficiali e i sottufficiali dal grado di sergente maggiore in su.
Lavoro
Tra gli internati vi erano manovali, sarti, impresari edili, sacerdoti, medici, avvocati, pregiudicati e sospetti.
Gli internati sotto l'età di sessant'anni svolgevano lavoro manuale o professionale. I lavori manuali potevano consistere in riparazioni stradali, taglio della legna da ardere usata per cucinare e riscaldarsi o lavori di manutenzione del campo. I lavori professionali comprendevano artigianato e professioni. Per esempio Dominic Nardocchio, calzolaio di mestiere, riparava gli stivali di internati e guardie; il Dott. Luigi Pancaro lavorava nell'infermeria di Petawawa.
Altri lavoravano dove serviva. Per esempio, nella cucina del campo lavoravano chef e cuochi assieme ad altri privi di esperienza nella preparazione del cibo. Gli internati non lavoravano tutti i giorni.
Gli internati ricevevano venticinque centesimi per una giornata di lavoro. Il denaro poteva essere usato per acquistare articoli come dentifricio e sigarette allo spaccio del campo.
Cibo
Gli internati ricevevano tre pasti al giorno. La colazione comprendeva caffè, latte, farina d'avena, pancetta, succo di frutta e uova. A pranzo potevano esserci zuppa, carne e verdura, e frittata. La cena alternava carne e pesce, con verdura e pasta. A seconda della stagione, gli internati ricevevano anche mele o insalata. Tutti i pasti comprendevano il pane. Gli internati mangiavano anche verdure coltivate da loro.
Sistemazioni
Le baracche del campo d'internamento erano strutture in legno a un solo piano di dimensioni variabili a seconda del campo. Le baracche di Kananaskis ospitavano 12 internati ciascuna mentre quelle di Petawawa alloggiavano 60 internati. Le baracche di Fredericton erano le piùgrandi e ospitavano 160 uomini l'una.
Le baracche di Petawawa e Fredericton erano dotate di gabinetti, lavandini, docce e luce elettrica. A Kananaskis le baracche erano illuminate da lampade a olio, prima dell'introduzione dell'elettricità, ma non avevano impianti idraulici. In questo campo gli internati usavano una latrina comune. Indipendentemente dalla località, tutte le baracche avevano tavoli e panche in legno e una stufa a legna per il riscaldamento invernale. Gli internati dormivano in letti a castello su materassi sottili.
Ogni baracca aveva un numero e veniva rappresentata da un capo baracca che fungeva da collegamento col portavoce del campo. Gli internati dovevano tenere pulita la propria baracca. Le baracche venivano ispezionate ogni giorno dal comandante del campo accompagnato da uomini della polizia militare e dal portavoce del campo.
Le baracche erano organizzate secondo criteri etnici e politici; gli italiani non convivevano coi tedeschi, né i fascisti con gli antifascisti.
Attività ricreative
Gli internati erano spesso soli e annoiati. Nei tempi morti venivano organizzate attività ricreative. Si guardavano film, si leggeva, si giocava a carte e a scacchi. Erano popolari gli sport come lo hockey, il calcio, il baseball e le bocce. A partire dal dicembre del 1941, per alleviare la nostalgia di casa degli internati a Natale, a Petawawa si tenne annualmente una Giornata Campale. Durante questa iniziativa di tipo olimpico, gli internati competevano in vari sport.
Gli internati formarono complessi e tennero concerti. Gli strumenti erano stati acquistati dagli stessi internati o regalati. Artisti come Guido Casini e Guido Nincheri disegnarono schizzi a carboncino degli altri internati. Vincenzo Poggi al campo fece disegni e dipinti. Gli internati crearono anche complessi intagli in legno.
Corrispondenza
Gli internati avevano il permesso di inviare tre lettere e quattro cartoline al mese. La lunghezza massima era di ventiquattro righe per le lettere e otto righe per le cartoline. Si faceva eccezione per coloro che gestivano un'impresa e dovevano rispondere a lettere del Custode delle proprietà Nemica. Tutta la corrispondenza in uscita veniva sottoposta a censura. Le frasi considerate inappropriate venivano pecettate. Lo stesso avveniva con la posta in arrivo. Le lettere scritte in italiano venivano prima tradotte in inglese e poi inviate al censore.
Agli internati era permesso ricevere pacchi dai familiari. Questi pacchi venivano accuratamente perquisiti dalle guardie prima di venire consegnati. Gli internati ricevevano per lo più cibo e vestiario.
Ricevere posta era un'occasione importante per gli internati. Per la maggior parte di loro, le lettere erano l'unico contatto con la famiglia. In rari casi, alcuni familiari si recarono a Petawawa per un breve incontro con un marito o un padre.
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Perché emigrare?
Nel corso del Risorgimento, come è chiamato il processo di unificazione dell'Italia, capi repubblicani come Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi avevano fatto varie promesse a una popolazione in larga parte contadina per ottenerne l'appoggio. Mazzini e altri avevano promesso ridistribuzioni di terre, riduzioni delle tasse e una vita migliore per tutti gli italiani. Dopo l'Unità, però, la vita dell'italiano medio cambiò poco o per nulla. La terra era scarsa e il lavoro difficile da trovare.
La maggior parte degli italiani che emigrarono era formata da contadini tra i venti e i venticinque anni d'età. Per lo più partirono in cerca di lavoro per sostenere le famiglie rimaste a casa. Questi uomini mandavano una parte di quanto guadagnavano ai genitori o alle mogli in Italia. In molti casi, gli emigranti progettavano di fare abbastanza soldi da tornare in Italia e acquistare un pezzo di terra. Tuttavia, la realtà del lavoro all'estero (paghe basse, spese alte, lavori senza garanzie) rendeva il risparmio molto difficile.
Le donne solitamente emigravano in compagnia di altri familiari. Anche se non lavoravano fuori casa nelle stesse proporzioni dei maschi, anche le donne contribuivano al reddito familiare col loro lavoro.
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La vita in Canada:
dalla fine dell'Ottocento alla seconda guerra mondiale
Fin dal Cinquecento, le genti della penisola italiana si sono spostate in cerca di lavoro. Le migrazioni di massa degli italiani sono però iniziate dopo l'Unità d'Italia, nel 1861. In quel periodo, il Canada non fu la prima scelta per molti italiani.
Tra il 1876 e il 1942, circa 18,5 milioni d'italiani emigrarono verso altri paesi in Europa, Nord Africa, Australia, e le due Americhe. Gli Stati Uniti divennero una delle principali mete in virtù del loro livello di industrializzazione e conseguente richiesta di manodopera. Tra il 1890 e il 1920, 14,5 milioni d'italiani emigrarono negli Stati Uniti. Solamente 126.000 vennero in Canada, dove serviva manodopera a basso costo per le miniere, le fabbriche e i cantieri edili. Gli emigranti italiani portarono con sé pratiche culturali e politiche originarie dell'Italia.
La vita degli emigranti era difficile. Agli italiani venivano affidati ancuni tra i lavori più duri e pericolosi. Non avevano garanzie ed erano discriminati sul posto di lavoro e fuori. Pagati poco, per mettere da parte qualcosa spesso conduccevano vite frugali.
Prime attività
Nonostante le difficoltà cui si trovavano davanti come immigrati in Canada, alcuni italiani si misero in affari fornendo servizi alle proprie comunità e anche oltre. Ambulatori medici, botteghe di calzolaio e negozi di alimentari si miltiplicarono nei quartieri italiani. Spesso si trattava di imprese familiari dove mariti, moglie figli lavoravano insieme.
L'Imprenditore
Il lavoro a contratto era un'altra attività economica diffusa. James Franceschini, di Toronto, divenne milionario partendo dal nulla. Costituì la Dufferin Construction e ricevette numerosi contratti lucrosi, da diversi governi provinciali, per costruzioni stradali e altri progetti.
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Vita di comunità
Spesso gli immigranti italiani raggiungevano parenti o paesani che si erano già stabiliti in Canada. A partire da questi rapporti preesistenti, in tutto il Canada si formarono comunità italiane. In città grandi e piccole, nacquero le Little Italy: ripari da una società canadese talvolta ostile. In questi quartieri, un immigrato poteva parlare il suo dialetto senza dover ricorrere all'inglese, e continuare pratiche culturali portate dall'Italia. In queste comunità, gli italiani festeggiavano le loro feste, ascoltavano la messa in italiano, andavano a ristoranti italiani e facevano la spesa in negozi che importavano cibi italiani.
Organizzazioni comunitarie
Gli immigrati italiani formarono proprie organizzazioni sociali. La maggiore fu l'Ordine dei Figli d'Italia (Order of the Sons of Italy, OSI), comparso per la prima volta in Canada nel 1915. Tra gli altri gruppi c'erano l'Ordine degli Italocanadesi (Order of Italian Canadians) e la Società di Mutuo Soccorso la Trinacria. In cambio di una quota mensile, queste organizzazioni fornivano ai soci benefici in caso di malattia o di morte. Le organizzazioni tenevano anche regolarmente iniziative di autofinanziamento del proprio lavoro.
Stampa italocanadese
Prima della seconda guerra mondiale, la stampa canadese non riportava notizie sulle comunità italocanadesi communities. Di conseguenza, già a partire dagli anni Novanta dell'Ottocento, gli italocanadesi crearono una propria stampa. Giornali come L’Araldo del Canada di Montreal e Il Progresso Italo-Canadese di Toronto riferivano degli avvenimenti in Italia e nelle comunità italocanadesi che servivano. Si trattava di pubblicazioni patriottiche che sostenevano il governo italiano ma che aiutavano anche gli immigrati italiani a integrarsi nella società canadese. Negli anni Trenta iniziarono ad apparire giornali dichiaratamente fascisti.
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L’ascesa del fascismo
Il fascismo glorifica lo stato, il nazionalismo, la guerra e l'impero. Questa filosofia politica di estrema destra emerse in Italia attorno alla fine della prima guerra mondiale.
Nel 1919, in Italia iniziarono occupazioni di terre e fabbriche in un tentativo di portarle sotto il controllo dei lavoratori. Gli agrari e gli industriali chiesero al Presidente del Consiglio dei Ministri Giovanni Giolitti di riportare l'ordine. Quando Giolitti non agì con la durezza richiesta, questi poteri organizzarono bande armate di camicie nere, così chiamate per il colore della camicia che indossavano come uniforme. Queste squadre di camicie nere formarono la base del fascismo italiano. Col crescere dell'influenza del fascismo in Italia, in particolare dopo la Marcia su Roma, il re Vittorio Emanuele III invitò Benito Mussolini, capo del Partito Nazionale Fascista (PNF), a formare il governo in ottobre del 1922.
Fin dall'inizio, il regime di Mussolini usò la violenza e l'assassinio per zittire le opposizioni. Nel 1924, una squadra del PNF assassinò il deputato socialista Giacomo Matteotti per i suoi discorsi antifascisti. Quattro anni più tardi furono messi fuorilegge tutti gli altri partiti e abolita la libertà di stampa.
I capi di governo dei paesi occidentali sembrarono ignorare questi fatti. Nel pieno della Grande Depressione, il fascismo parve una risposta efficace alle difficoltà economiche e alla minaccia del socialismo. Di fatto però l'Italia non fece meglio degli altri paesi nel corso degli anni Trenta.
Nel suo diario, William Lyon Mackenzie King descrisse Mussolini come «un uomo davvero rimarchevole per genio e bontà di scopi; un grande patriota».” (The Diaries of William Lyon Mackenzie King, 27 settembre 1928, 271) E all'inizio degli anni Trenta, Winston Churchill definì Mussolini «il genio romano... il più grande legislatore tra gli uomini». (Winston S. Churchill, Volume V: Prophet of Truth, 1922-1939, 456-457)
Queste opinioni positive su Mussolini cambiarono dopo l'invasione dell'Etiopia nell'ottobre del 1935. In risposta, la Lega delle Nazioni approvò sanzioni economiche contro l'Italia. Le sanzioni furono per lo più inefficaci.
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L’antifascismo
Le attività fasciste non passarono senza opposizione nelle comunità italiane e non italiane del Canada. Gli antifascisti (termine generico che comprendeva comunisti, socialisti, anarchici e liberali) disturbavano le iniziative fasciste, denunciavano l'indottrinamento fascista nelle scuole di lingua italiana e si battevano nelle strade e sulla stampa.
Sulle pagine de La Vittoria di Toronto o de Il Risveglio di Montreal, gli antifascisti denunciavano la realtà della vita in Italia e si appellavano agli italiani democratici in Canada perché facessero fronte comune contro il fascismo.
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Il Canada si prepara alla guerra
Le cause della seconda guerra mondiale derivarono per lo più dall'esito della Grande Guerra. Il Trattato di Versailles aveva costretto la Germania ad accettare la responsibilità della prima guerra mondiale. La Germania aveva dovuto accettare di pagare enormi danni di guerra agli Alleati, cedere alcuni territori e perdere tutte le colonie in Africa. Il trattato vietava anche alla Germania di ricostruire le proprie forze armate.
Già all'inizio degli anni Venti, la Germania non stava riuscendo a fare fronte ai propri obblighi. L'economia era in pessime condizioni. Il paese iniziò a riarmarsi.
Dopo l'ascesa al potere dei nazisti nel 1933, Adolf Hitler, il dittatore tedesco, si dedicò al recupero dei territori perduti in Europa e in Africa per effetto della prima guerra mondiale. Intendeva anche conquistare nuovi territori e creare un Impero Tedesco. Nel 1938, l'Austria fu annessa alla Germania. Il 1º settembre 1939, la Germania invase la Polonia. In risposta, Francia, Gran Bretagna e i paesi del Commonwealth dichiararono guerra alla Germania.
Nel maggio del 1939, Italia e Germania avevano firmato un trattato noto come Patto d'Acciaio. Le due potenze si dichiaravano pronte a soccorrersi a vicenda in caso di guerra. Nonostante ciò, nel settembre di quell'anno l'Italia non si unì alla Germania. Mussolini sentiva di aver bisogno di più tempo per preparare le forze armate, l'economia e lo stesso popolo italiano a un conflitto a scala europea. Con la Francia sull'orlo della sconfitta, il 10 giugno del 1940 Mussolini entrò in guerra a fianco della Germania. Riteneva che la guerra sarebbe finita presto con la vittoria dei tedeschi.
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In nome della legge
La Legge sulle Misure di Guerra* era stata approvata dal governo guidato da Robert Borden nel corso della prima guerra mondiale. La legge dava al governo del Dominion poteri illimitati di garantire che il Canada fosse protetto da minacce interne o esterne che potessero porne a rischio il potenziale bellico. Tra questi poteri rientrava la possibilità di sciogliere le organizzazioni politiche sovversive e di sospendere la pubblicazione di giornali in lingua straniera. La Legge sulle Misure di Guerra consentiva anche l'internamento di residenti canadesi nati in paesi o imperi in guerra contro il Canada.
Nel corso della prima guerra mondiale la legge fu emendata a più riprese. Tali emendamenti furono successivamente rivisti appena prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, divenendo noti come Regolamenti per la Difesa del Canada (DOCR).
I DOCR furono approvati a settembre del 1939, prima che il Canada dichiarasse formalmente guerra alla Germania. Una volta che l'Italia scese in guerra a fianco della Germania, questi regolamenti si applicarono anche agli italocanadesi. I DOCR davano al Ministro della Giustizia l'autorità di internare chiunque venisse sospettato di agire “in qualsivoglia modo pregiudizievole per la pubblica sicurezza o la sicurezza dello stato”. (Regolamenti per la Difesa del Canada, 1939, p. 29) Ai sensi di tali regolamenti, venivano sospesi l'habeas corpus (l'obbligo di presentare le prove a carico di un internato) e il diritto a un processo equo.
I regolamenti disponevano anche che certi italocanadesi, sia nati in Canada sia naturalizzati, si registrassero presso le autorità e si presentassero a scadenze regolari.
Sotto sorveglianza
La Reale Polizia Canadese a Cavallo (RCMP) aveva preparato ben prima del giugno 1940 un elenco di italocanadesi da internare in caso di guerra. In parte, le informazioni erano state desunte dalla lettura della stampa fascista in Canada. I fascisti avevano cercato di assumere il controllo delle associazioni culturali e di mutuo soccorso, come l'Ordine dei Figli d'Italia (OSI), con l'aiuto dei consoli italiani. I resoconti sull'OSI nei giornali fascisti dipingevano l'intera organizzazione e tutti gli iscritti come fascisti, ma le cose stavano diversamente.
La qualità degli indizi nei confronti degli internati era estremamente variabile. Alcuni si erano fatti fotografare in camicia nera; altri avevano legami più tenui con le attività fasciste, come aver giocato a baseball in una squadra organizzata dal Dopolavoro.
Persino l'internamento degli attivisti fascisti non fu uniforme. Gentile Dieni di Montreal, fascista talmente convinto da arruolarsi in una divisione Fasci Italiani all’Estero per combattere in Etiopia, passò più di tre anni nei campi. Al tempo stesso, Etelvina Frediani, fiduciaria del Fascio Femminile di Toronto, il cui attivismo fascista le rendeva difficile mantenere un posto di lavoro, non fu mai internata.
informatori
La RCMP usò anche informatori per identificare sospetti fascisti. Questi informatori erano anch'essi italocanadesi. Le loro motivazioni erano varie: alcuni diedero informazioni alle autorità perché erano antifascisti convinti, altri perché cercavano di ottenere in cambio il rilascio di familiari internati. In almeno un caso, un informatore volle vendicarsi di uno sgarbo subito.
Diventare il nemico
In un discorso tenuto la sera del 10 giugno 1940, il dittatore italiano Benito Mussolini annunciò agli astanti che la dichiarazione di guerra era stata consegnata ai governi di Gran Bretagna e di Francia. Nel giro di pochi minuti, la notizia giunse al Primo Ministro canadese Mackenzie King. Ben presto fu dato ordine alla Reale Polizia Canadese a Cavallo (RCMP) di arrestare «persone da nazionalità e origini italiane che possano essere… in grado di commettere sabotaggi e altre azioni a detrimento del [Canada] in caso di guerra con l'Italia».(Norman A. Robertson, Ministero degli Affari Esteri, a Ernest Lapointe, Ministro della Giustizia, 29 maggio 1940, Library and Archives Canada) Si parla di persone nate in Italia e residenti in Canada appartenenti al Fascio.
La decisione di Mussolini di scendere in guerra al fianco della Germania ebbe molte ripercussioni sugli italocanadesi. Oltre agli arresti di massa e agli internamenti, molti altri ricevettero la designazione di stranieri nemici, subirono la perdita del lavoro, vandalismi, offese e violenze. Le famiglie degli internati dovettero affrontare l'assenza del padre. Nella maggior parte dei casi, questo causò grandi difficoltà.
Arresti di massa
Entro mezz'ora dal discorso di Mussolini, i corpi di polizia federali, provinciali e municipali furono mobilitati e iniziarono a effettuare arresti in tutto il paese. Persone sospette furono arrestate al lavoro, e le loro case messe a soqquadro dagli agenti alla ricerca di prove.
Una volta tratti in arresto, gli italocanadesi furono portati nelle locali prigioni in attesa del trasferimento nei campi d'internamento. Molti non avevano idea del motivo per cui si trovavano in quella situazione. Nessuno disse loro cosa stava per succedere.
I campi d’internamento
Nel corso della seconda guerra mondiale in Canada operarono 26 campi d'internamento. I maschi italocanadesi furono internati in tre di questi campi:
Kananaskis, Alberta
Costruito specificamente per i tedescocanadesi nel 1939, a giugno del 1940 ricevette circa 48 italocanadesi dal Canada occidentale. In questo campo furono anche internati comunisti della zona. In seguito, a luglio del 1941, gli italocanadesi furono trasferiti a Petawawa. Internati Francesco Federici, Federico Ghislieri, Frederick Lenzi e Pietro Ruocco sono stati rilasciati dal campo Kananaskis.
Petawawa, Ontario
Costruito nel 1904, Petawawa servì inizialmente da base di addestramento dell'esercito. Nel corso della prima guerra mondiale operò come campo d'internamento per tedescocanadesi e austrocanadesi. Nel 1939, il campo fu usato per l'internamento di stranieri ostili. In varie fasi della guerra ospitò tedescocanadesi, italocanadesi e nippocanadesi. La maggior parte degli italocanadesi internati dal Canada centrale e orientale nel giugno del 1940 fu mandata a Petawawa.
Fredericton/Ripples, Nuovo Brunswick
Quegli italocanadesi che la RCMP considerava ancora un rischio furono trasferiti nel luglio del 1942 da Petawawa al campo d'internamento di Fredericton, costruito due anni prima. Questo campo era l'unico del suo genere nel Canada orientale. I primi internati erano stati 517 profughi ebrei fuggiti dalla Germania nazista e recatisi nel Regno Unito. All'epoca, Winston Churchill mise in dubbio la fedeltà di questi profughi e li mandò in Canada. In seguito sarebbero stati rilasciati e il loro posto preso da tedescocanadesi e marinai delle marine mercantili tedesca e italiana.
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Fatti e miti
È molto difficile ricavare numeri certi. Le informazioni che seguono si basano su materiali esaminati nelle nostre ricerche e confermati. Tuttavia, ci aspettiamo che alcune cifre, come il numero degli internati maschi, possano variare man mano che la ricerca continua e i dati vengono verificati.
Italocanadesi residenti in Canada nel 1940 |
112,625 |
Internati italocanadesi |
587* |
Internati italocanadesi |
4 |
Età media degli internati |
Disponibile a breve |
Internati naturalizzati |
235* |
Internati nati in Canada |
22 |
Internati con famiglia (%) |
63%* |
Minimo tempo trascorso in internamento |
Lorenzo Baiocchi, 9 giorni* |
Massimo tempo trascorso in internamento |
Nello Trasciatti, 5 anni* |
Italocanadesi dichiarati stranieri nemici |
31,000 (Rapporto annuale RCMP 1941) |
Internato italocanadese più giovane |
Roy Orlando, 16* |
Internato italocanadese più anziano |
Luigi Bianco, 67* |
Internati a Kananaskis, Petawawa e Fredericton |
5* – Sam Valente, Mario Vincenzo Ghislieri, Adolfo Mauro, Fred Tenisci, Antonio Rebaudengo |
Ricordi della seconda guerra mondiale
Gli italocanadesi come stranieri nemici
Il 10 giugno 1940, gli italocanadesi divennero il Nemico.
Il dittatore italiano Benito Mussolini entrò nel conflitto al fianco della Germania, dichiarando guerra a Francia e Gran Bretagna. Entro pochi minuti dall'annuncio, il governo canadese diede ordine alla Reale Polizia Canadese a Cavallo (Royal Canadian Mounted Police, RCMP)* di arrestare quegli italocanadesi considerati pericolosi per la sicurezza nazionale.
Ai sensi della Legge sulle Misure di Guerra,* 31.000 italocanadesi vennero ufficialmente designati come stranieri nemici. Di questi, più di 600 furono prelevati dalle proprie case e separati dalle famiglie. Considerati sostenitori dei fascisti, e persino spie, furono detenuti in prigioni e campi isolati.
Nessuno di costoro fu mai formalmente incriminato in tribunale.
Gli italocanadesi sentirono le ripercussioni. In molti casi, questi eventi contribuirono a paura e ostilità nei confronti delle comunità italocanadesi del Canada, il che portò a licenziamenti, vandalismi, insulti e violenze.
Il governo canadese ebbe ragione d'invocare la Legge sulle Misure di Guerra? Queste persone erano traditori, potenziali terroristi, o una minaccia per la democrazia canadese?
Questa esposizione solleva molti interrogativi. Esplora le tematiche dell'identità e dell'etnicità, le necessità della guerra e i problemi della democrazia e dei diritti di cittadinanza. Combina ricerca storica e testimonianze personali. Esamina le realtà di un paese in guerra e la storia ricordata del suo popolo.
Nella ricerca di risposte, questa esposizione inizia a raccontare una storia difficile.